Big Data,  Intelligenza Artificiale

L’Intelligenza Artificiale è la nuova elettricità… ma occorrono principi etici e regole adeguate per gestirne il flusso

L’Europa triplica fino a 21 miliardi gli investimenti in Intelligenza Artificiale (AI) entro il 2020. È un dato significativo che fa ben comprendere qual è il futuro dell’industria 4.0. Gli ingenti e sempre più frequenti investimenti nella gestione di informazioni e dati attraverso sistemi di Intelligenza Artificiale e machine learning produrranno inevitabilmente, in molti settori, effetti rivoluzionari sui tradizionali modelli di business.

Andrew Ng, professore all’Università di Stanford, nonché uno dei più grandi esperti di intelligenza artificiale al mondo, ha sostenuto che “l’intelligenza artificiale è la nuova elettricità”. Secondo Sundar Pichai, CEO di Google, “AI is one of the most important things humanity is working on. It is more profound than, I dunno, electricity or fire”. L’Intelligenza Artificiale è destinata quindi ad attraversare ogni processo quotidiano e professionale della nostra esistenza, entrando in modo dirompente nei nostri uffici, come nelle nostre case: i processi aziendali tenderanno ad essere disegnati sempre più in ottica AI, al contempo le nostre case tenderanno ancora di più verso la domotica.  Proprio come l’elettricità un secolo fa ha generato una vera e propria rivoluzione, allo stesso modo ogni settore è destinato ad essere trasformato dall’Intelligenza Artificiale nei prossimi anni.

Paesi come la Cina e gli Stati hanno già palesato l’obiettivo di diventare leader mondiali nel settore, con previsioni di spesa che arrivano a ben 150 miliardi di dollari. Anche il nostro Paese sta muovendo i primi passi, tanto è vero che il Mise ha definito una Strategia nazionale per l’Intelligenza Artificiale. Il piano prevede un aumento degli investimenti nell’istruzione scolastica e universitaria sull’AI, nella convinzione che sia necessario creare una cultura della trasformazione digitale e preparare il Paese e prima di tutto i suoi cittadini al cambiamento. L’orientamento converge sempre più verso un’idea di open data – almeno nei settori della pubblica amministrazione – ma anche di condivisione dei dati (parliamo di dati non personali o di dati personali legittimamente acquisiti) tra pubblico e privato e altresì tra i soli soggetti privati, attraverso la predisposizione di Data Sharing Agreement. È infatti è evidente che solo un’adeguata circolazione, condivisione e valorizzazione degli asset informativi possa costituire la linfa e il motore in grado di alimentare i sistemi di Intelligenza Artificiale e garantire il loro ottimale funzionamento.

Ogni spinta innovativa porta con sé buoni propositi e un entusiasmo contagiosi, tuttavia può risultare complesso incentivare l’utilizzo delle tecnologie basate sull’AI in un quadro normativo che appare ancora notevolmente incerto. La responsabilità derivante da malfunzionamenti dei sistemi di intelligenza artificiale, le misure a tutela della protezione dei dati personali, la proprietà delle opere create da sistemi di intelligenza artificiale sono solo alcune delle questioni giuridiche sollevate dall’utilizzo dell’AI, questioni aperte che necessitano di quel requisito di certezza del diritto che solo una regolamentazione completa, adeguata e tailor made può assicurare. Il diritto, calato in modo adeguato nella realtà dell’innovazione e del digitale, potrà aiutare a sbloccare processi e trovare idonee soluzioni di conformità, così da favorire il progresso, nel rispetto dell’individuo, dei valori etici e della società.

Non a caso i grandi player, Google in primis, auspicano interventi legislativi efficienti ed efficaci finalizzati a regolamentare il settore e, nelle more, lo stesso colosso di Mountain View ha sancito sette principi etici[1] che gli faranno da guida nei suoi progressi nel campo dell’AI. Tra questi vi è il concetto di un’AI che sia socialmente utile, lo sforzo affinché l’algoritmo funzioni evitando di creare o rafforzare pregiudizi, la necessità di costruire prodotti in un’ottica di security by design e privacy by design, assicurando quindi, sin dalla progettazione, la sicurezza delle informazioni e la protezione dei dati personali.

Come è accaduto con il Regolamento privacy europeo (GDPR) e la Direttiva NIS sulla sicurezza delle informazioni, si attendono linee di indirizzo dal legislatore comunitario anche nel nuovo ed effervescente settore dell’Intelligenza Artificiale: forse l’Europa non possiederà i fondi necessari ad eguagliare gli investimenti in AI fatti dagli USA e dalla CINA, ma sicuramente potrà dare un contributo fondamentale – e le si riconosce indubbiamente la potenzialità – nel dettare le Regole di settore.

[1] Per ulteriori approfondimenti vi rimandiamo al post integrale pubblicato dal colosso di Mountain View.

Articolo della nostra Pink Counsel Rosanna Celella 

Per approfondimenti, curiosità e consigli scrivici a info.pinkcounsel@gmail.com

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